Orsi e ghiacciai tra Canada e Alaska

2 agosto, giorno 8

La “tappa” di oggi credo sia stata una delle più dense e belle dell’intero viaggio. Con oggi, infatti, raggiungiamo il punto più a nord e più a ovest, dei nostri 20 giorni trascorsi in terra canadese. Ma andiamo per gradi.Dopo un bel caffè americano, ormai ci stiamo abituando anche a quello, lasciamo Terrace alla volta di Stewart, piccolo paese del nord della British Columbia, distante solo un paio di km dal confine con l’Alaska. Durante il viaggio ci fermiamo al Meziadin Lake, posto spettacolare nonché parco provinciale, collocato ad settantina di km a est dalla nostra destinazione. Le premesse per l’area sono davvero buone. Proseguiamo ed arriviamo a Stewart, cittadina con meno di 500 abitanti ed una densità di popolazione inferiore all’unità per km quadrato. Direi che non ci siano problemi di traffico. Il nostro b&b è gestito da una coppia di simpatici austriaci (fa te…) molto ospitali che gestiscono, oltre al nostro lodge, il b&b Austria (ma dai?); scambiamo quattro chiacchiere poi ci consegnano le chiavi del nostro alloggio ai confini del mondo. Inutile dire che a me sti posti remoti piacciono un tot. Presa la stanza non resta che varcare il confine e toccare il suolo dell’Alaska, e così facciamo. Dopo varie foto di rito sul confine, che qui però vi risparmio, entriamo in territorio statunitense. Curiosità: alla frontiera c’è il checkpoint ma solo dal lato canadese! La strada che arriva da Stewart, infatti, non porta da nessuna parte, in pratica in questa parte di Alaska si arriva e si torna solo passando dal Canada, perciò…Dopo una breve visita ad Hyder, microscopica cittadina fantasma, ci fermiamo a Fish creek. Fish creek è un sito molto privilegiato per l’osservazione della fauna selvatica: sorge infatti su un tratto di un torrente strapieno di salmoni che depongono uova, piatto molto ricco per orsi e altri predatori. Ci appostiamo per qualche tempo sperando di vedere un orsetto ma, per il momento, la fortuna ci volta le spalle. Decidiamo perciò di sospendere temporaneamente la nostra “caccia” all’orso per esplorare, per quel poco di tempo che abbiamo, il nostro piccolo pezzetto di Alaska. Proseguiamo con il bolide su una strada che, dopo poche centinaia di metri, diventa sterrata e si inerpica su per i grippi; un po’ titubanti per la macchina a noleggio, proseguiamo comunque. La scelta si rivelerà vincente: la vista sul Bear glacier prima, ma soprattutto sul Salmon glacier dopo, è incredibile, mai visto nulla del genere. Scatto cento foto che comunque non riescono a rendere l’imponenza del ghiacciaio. Nello spiazzo dove parcheggiamo l’auto, oltre a noi, c’è solo un signore molto pacato, “The Bear Man”, che vende ai turisti foto scattate da lui a pochi dollari. Come non comprarne qualcuna. Ripartiamo alla volta di Fish creek, chissà che sto giro non siamo più fortunati. E infatti è così: prima una giovane aquila reale a fatica fa spesa di salmone poi, finalmente, ecco che si avvicina in tutta tranquillità un bell’esemplare di black bear, venuto anche lui a fare spesa di pesce prelibato. Riempio l’sd della macchina fotografica di foto e video, vedere un orso nel suo ambiente naturale non è roba da tutti i giorni. Ad ogni modo alla fine l’orso ce la fa e abbandona la scena con il suo trofeo. Dopo poco un altro orsetto fa capolino, ma non si avvicina a sufficienza come il nostro amico di prima. Direi comunque che più soddisfatti di così non si possa. La giornata volge al termine, giunti al Lodge ci prepariamo la cena nella cucina comune, completamente deserta, poi facciamo due passi per Stewart. La quiete in quel posto un po’ magico è assoluta. Viene anche l’ora di andare a letto che domani, tanto per cambiare, dobbiamo macinare degli altri kilometri.

Buonanotte!

Paolo